mercoledì 21 gennaio 2009

RICHARD, HARPER, BARACK E GLI ALTRI

La tv è accesa, Obama giura e il mondo spera. I visi degli americani si fondono e confondono nelle dissolvenze incrociate che fanno sempre emozionare. Le bandiere si alzano, i giornalisti commentano per forza. Il momento che viviamo è nero come la pelle di Obama ma al mondo non importa se adesso c'è chi fa un po' di luce. Le immagini mi scorrono davanti, la vocalist di colore fa venire i brividi perché sembra che canti con il corpo. E d'un tratto torno indietro anni luce.

Quando la porta si apre, si sente un cigolio sommesso, sembra quasi di disturbare. Alzo gli occhi, guardo mio padre, lui mi fa cenno di sì conla testa. Entro. Prima io, poi lui. Dopo di me solo perché deve reggere la porta. Io sono piccola, ancora. E' l'estate dei miei dodici anni. Siamo in Puglia, a Peschici. Per un giorno decidiamo di non andare in spiaggia, di visitare il Gargano. Vieste è assolata, calda. Rimanda una luce che mi si è fissata come un chiodo in testa.
Io e mio padre stiamo passeggiando e, non so come, scoviamo una libreria che già allora - era l'87 - sembrava fuori moda: scaffalature di legno ben visibili dalla vetrina impolverata, libri ordinati, poca luce. Ci accoglie un signore che ci fa un gesto educato con la testa senza interrompere il suo lavoro. Ci guardiamo intorno. I volumi si tengono compagnia a migliaia, gli scaffali - più simili a quelli delle vecchie farmacie - svettano fino al soffitto e ricoprono tutte le pareti. La libreria non comprende solo una stanza. E' grande, grandissima. Così mi sembrava in quel momento, così la ricordo.

E nella mia testa è stampato ben chiaro anche l'odore della carta: intenso, fuori luogo per un periodo estivo. Questo è l'odore di settembre, penso, non di luglio. Mi sento felice.


Usciamo di lì dopo un paio d'ore. In mano abbiamo Ragazzo negro di Richard Wright. Oggi è nella mia libreria, assieme a un altro romanzo che in casa già avevamo e che come pochi altri ha segnato il mio modo di pensare: Il buio oltre la siepe, di Harper Lee. Un'edizione talmente vecchia e talmente letta che per paura che cada a pezzi la conservo dentro una busta di plastica trasparente.

Mi tornano in mente oggi, questi due capolavori. Tornano a galla a tradimento, nella mia memoria e si portano dietro una valanga di emozioni. Intanto davanti a me scorrono di nuovo le immagini indelebili del giuramento di Obama. Penso al crampo di disgusto che mi ha colto ogni volta che ho letto le pagine di Lee e quelle drammatiche di Wright. Al dolore che mi hanno provocato, alla rassegnazione che - andava capito - fa parte della vita. Ma oggi c'è Obama che sorride davanti al pianeta intero mentre sua moglie lo guarda ammirata ed elegante. Era il '37 quando Wright decide di mettere per iscritto la sua autobiografia e il '60 quando Lee - che poi avrebbe vinto il Pulitzer - pubblica la storia più ingiusta che si possa raccontare. Eppure, mentre rivedo le righe scorrermi davanti e allo stesso tempo guardo Obama, penso, per un momento ingenuamente penso, che l'epoca dell'esclusione può dirsi conclusa. E' entusiasmo, il mio. E' il brivido. Ma se questo brivido lo sta provando ognuno di noi un po', qualcosa vorrà dire. Li vedo tutti e tre: Wright, Lee, Obama. E mi convinco più che mai che il coraggio non è l'esaltante attimo di una incosciente generosità. Ma la quotidiana, costante lotta per l'affermazione di una seconda verità.




4 commenti:

Luca Colantoni ha detto...

Ciao Chiara, complimenti per tutto e ti ho appena vista da Marzullo.

Vorrei invitarti a visitare il nostro sito (nato però da pochi giorni) www.giornalistiprecari.it

e anche (se lo hai anche tu) il gruppo su Facebook: Giornalisti e precarietà, ovvero: informare e non essere.

Io sono Luca, giornalista professionista, e con la mia amica Cinzia abbiamo creato queste due situazioni web proprio per dare voce a tutti quei colleghi che ne hanno bisogno e sono stufi di contratti fasulli e di precariato imperante...

Un tuo riscontro sarebbe molto ben accetto

Ciao

Luca

Luca Colantoni ha detto...

Ciao Chiara, ti ho appena vista da Marzullo e volevo farti i complimenti. Ma anche invitarti a visitare due realtà web:

www.giornalistiprecari.it

e il gruppo facebook: giornalisti e precarietà, ovvero: informare e non essere.

Mi chiamo Luca e, insieme alla mia amica Cinzia, abbiamo deciso di creare questi spazi per dare voce a chi non ce l'ha, a quei colleghi che sperano in un qualcosa in più e vogliono credere che esista ancora la meritocrazia.

Un tuo riscontro, sarebbe molto gradito per noi.

Ciao

Luca

Ps: visto che sono registrato si blogspot, ti avverto che il mio blog non è aggiornato (l'ho un pò tradito con facebook e myspace...)

alep ha detto...

Ciao Chiara,
mi piaci molto come scrivi e anche quello che dici.
Mi piace soprattutto che dài alla Famiglia - marito e figli - una primaria importanza.
Sei una perla rara.
Sarò contenta d'ora in poi di leggerti.
Alep

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good