domenica 8 marzo 2009

8 MARZO, UN ROSARIO DI VIOLENZE

E' un rosario senza pietà quello che snocciolo per la commemorazione di oggi con le mani fredde della cronaca e con le spalle larghe della nostra legge. Che, si sa, è una signora legge. Quella, che con lo stupro di Ostia, quello "di capodanno - in quei giorni considerato "l'ultimo" - ci ha fatto rivedere una storia uguale a se stessa e diversa da come volevamo: "confessa lo stupro e riceve i domiciliari". Nel frattempo la vittima, dimessa dal San Camillo, gridava di essere stata abbandonata. E la giustizia che non viene resa è violenza che si somma a violenza. Poi ci saranno le altre, 21 giorni dopo quella al Quartaccio - che forse suona più gentile come "via Andersen" e poi Guidonia, dove in quattro si accaniscono su una ragazza, cani randagi che si salvano dal linciaggio della folla solo grazie alle troppe telecamere dei giornalisti che li aspettano fuori dalla questura. Violenza è anche questo: portare la gente a sfiorare la barbarie per avere la sicurezza di una pena che oggi suona incerta. E dove la fantasia si ferma, ecco che avanza la beffa: le dita tentennano sul san valentino di questo rosario. Febbraio, 14. come gli anni della ragazzina stuprata senza remore e senza un volto da poter inchiodare a una colpa. Violenza nella violenza. Quanta ancora bisognerà subirne perché a quella delle donne smetta di sommarsi quella patita dalle cittadine. E poi, anche dai cittadini. Il tutto mentre oggi si vendono le mimose e mentre il femminicidio, ci fa contare per il 2008, 113 donne uccise in Italia dalla violenza degli uomini. E si regalano mimose quando oggi si dice sia che è "un'infamia" la violenza sulle donne sia che ci deve essere tolleranza zero per i colpevoli. Mentre tutto questo accade i cittadini aspettano affinché le donne umiliate non paghino un conto più alto di quello che già ha portato in dote la sorte. Perché se una signora legge cedesse il passo alla giustizia certa, allora le mimose profumerebbero.

2 commenti:

Giuseppe ha detto...

Gentile Chiara, ho letto le ultime recensioni dedicati alla violenza sulle donne. Ovviamente siamo d'accordo a stigmatizzare certi tipi di comportamenti, frutto spesso di una distorta cultura maschilista e talvolta di una non cultura e basta.
Scrivo queste righe a vicenda colclusa (almeno quella sulla Caffarella) e direi che, per lo svolgimento degli eventi, si debbano fare alcune considerazioni su come i media possano alterare la percezione della verità, specie nella narrazione dei fatti di cronaca. A certe colpevoli spettacolarizzazioni non segue poi un’analisi onesta degli stessi autori delle notizie, con la conseguenza di non mettere punti fermi sugli errori, per cui si ripeteranno inevitabilmente già dal giorno successivo.
Pensare al Suo mestiere ed alla responsabilità che ne derivano non sarò certo io il primo a sottolinearlo, però sarei felice se Lei mi spiegasse quale sia la Sua idea di come offrire al lettore (o meglio al telespettatore), un resoconto equilibrato dei fatti. Evitare di trarre conclusioni affrettate o di eccedere nell’esitare a prendere posizione…quale atteggiamento assumere?
Un saluto
Giuseppe

Giuseppe ha detto...

Gentile Chiara, grazie per aver pubblicato il mio commento.
Aggiungo che, neanche a farlo apposta, oggi sul sito del Corriere on line è apparsa questa notizia:
http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_30/bufala_hotellicopter_burchia_6e90bd26-1d39-11de-aa2e-00144f02aabc.shtml
Una rettifica dello stesso autore della "bufala" di ieri con tanto di scuse formali. Un gesto di educazione e di professionalità, cioè dire andare alla ricerca delle fonti e, semmai, rettificare: forse sono io miope, ma ho l'impressione che non sia una pratica molto seguita nell'informazione in genere...

Cordialmente.

Giuseppe.

PS. Non l'ho scritto ieri, ma Le porgo i complimenti più sinceri per la leggiadria della Sua conduzione mattutina: per questo la ringrazio