lunedì 30 marzo 2009

GIORNALISTI E RESPONSABILITA'

Rispondo a Giuseppe, e anzitutto lo ringrazio di aver avuto la pazienza di leggere le mie riflessioni su quel che non vorremmo ci circondasse più. Ma rispondo anche alla mia coscienza, per cui, Giuseppe, prenda queste righe come le parole in libertà (vigilata) di chi crede che comunque la responsabilità e la serietà deve essere il faro guida di ogni pezzo, articolo e servizio per i quali poi non può bastare una rettifica. Chiede la mia idea, su quella che è la questione per eccellenza della mia sensibilità giornalistica: dove si può arrivare per evitare di tacere e che limite si ha il dovere di darsi, per non eccedere? Le sembrerà strano, o forse anche solo una banalità, ma mi creda: dipende sempre e solo dal bagaglio culturale che ci si porta dietro e che è direttamente proporzionale al buonsenso - che in genere coincide con il buon gusto.
Come poi questo si rifletta direttamente non solo in ciò che chi fa il mio mestiere scrive, ma soprattutto in come lo scrive, ovvero nella scelta delle parole che una dietro l'altra non danno quasi mai solo il senso del fatto ma anche lo stile e la sostanza di chi lo porge agli altri, questo è e resta per me uno dei misteri più sconosciuti. Ma anche la mia forza. A patto, sempre, che però, chi scrive racconti il fatto. Queste mie righe si pongono l'obiettivo di non sfiorare neppure chi tratta un argomento pregiudizialmente o sotto inviti a offrirlo in un modo piuttosto che in un altro: ci addentreremmo in un campo di cui sarebbe ipocrita negare l'esistenza ma che in questo momento ci porterebbe fuori strada. Restiamo ai fatti. E anche su quelli, per non eludere il dibattito con lei, dobbiamo essere chiari: a seconda di come prendono luce assumono consistenza diversa. E nel raccontarli, sono decisive le sfumature, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quasi mai il fatto centrale. Perché quello, nel bene o nel male è noto. Ma le piccole strature che lo costellano, simili a rughe su un volto in apparenza levigato, sono la cifra di quel fatto, di quel volto. E solo sapendole mettere in luce con delicatezza si ottiene un grande risultato: perché non se n'è omessa l'esistenza, ma non si è calcata la mano su una realtà che già è provata. Ecco perché è così importante scriverle le notizie, e saper scriverle: e non solo riportarle. Questo per risponderle, caro Giuseppe. E spero che la mia idea le sia chiara quanto lo è a me.

4 commenti:

Giuseppe ha detto...

Gentilissima Chiara, mi ha fatto molto piacere, mi creda, leggere le Sue risposte alle mie domande, rese, oltretutto, con una inaspettata immediatezza.
Ho gradito molto lo stile con cui mi ha scritto, il che conferma l’immagine che Lei offre di sé, e l’aggettivo che ho usato nella mia seconda risposta non è casuale.
La Sua impronta nell’affrontare questo tema è molto personale e, ritengo, molto lontana dal normale “archetipo” del giornalista televisivo. Si percepisce un certo stile raffinato e profondo che offre qualcosa di più alla riflessione e, senza voler enfatizzare troppo, alla poesia (…rughe su volto in apparenza levigato…). Senza conoscerla, mi permetto di dire, che Lei rivolge lo sguardo al particolare, al non visibile, all’intimo, non solo per l’aspetto professionale, quanto anche caratterialmente: cosa apprezzabilissima!
Cercare una ricetta universale per il mestiere di comunicatore è un po’ come far coincidere le 4 forze fisiche della Natura: ancora non ci sono riusciti neppure gli scienziati. Tuttavia mi trovo d’accordo con Lei nell’indicare come validi i principi del buon senso (controllo delle fonti, attinenza ai fatti, correlazione delle testimonianze, ecc.).
Il buon gusto, invece, penso che sia molto più difficile da raggiungere. Ritengo infatti che sia necessario coltivarlo e perseguirlo anche nella propria vita privata, cioè con uno stile di vita. Francamente non so se tale stato d’animo possa ritrovarsi nella televisione di oggi, ma in genere nel giornalismo fatto così di eccessi. Lo stile conferirà poi, col tempo, l’autorevolezza.
Con stima.
Giuseppe

(socia) ha detto...

giustissimo, socia.
“dipende sempre e solo dal bagaglio culturale che ci si porta dietro”.
non è affatto una banalità; è il cuore di tutto.
(s.)

Gianluca ha detto...

…è solo colpa della mia curiosità. Della mia necessità innata di fagocitar notizie.
Di divorar notizie e della mia (maledetta) tendenza a stancarmi (forse troppo presto) di questo o di quell’altro canale, o della tendenza ad impostar la notizia troppo spesso in modo fazioso che mi delude e mi sfianca.
A causa di tutto ciò, ed anche un po’ per caso, dopo l’irrinunciabile squisita analisi delle prime pagine dei quotidiani, mentre mi affretto appresso ai calzini puliti, odo una voce limpidamente delicata ma incredibilmente penetrante.
In questa banal maniera è nata la mia curiosità di capire chi è Chiara Lico. Cosa fa Chiara Lico. Di cosa si occupa e cosa c’è dietro tanta limpida voce.
Questo blog ha appagato la mia sete e mi ha lasciato basito.
Scoprire che dietro il volto di una splendida ragazza si cela una donna immensa, immune da pregiudizi e condizionamenti, mi ha quasi commosso.
Che forza emerge dalle tue parole.
Ti ringrazio a nome di tutti per il tuo apporto a squarciare il velo del torpore e della piattezza che avvolge sempre di più le nostre menti.
A presto.
Un abbraccio
Il tuo (da oggi) fan più accanito…
Gianluca

Stefano ha detto...

Spero tanto, per lei e per noi "utenti", che nella sua carriera possa avere sempre la possibilità di mettere in pratica ciò in cui crede. Questo paese ha un disperato bisogno di rifondarsi, forse partendo proprio da un informazione sobria e indipendente, seria e di buon senso.
Non molli mai. Non sarà facile ma, la prego, faccia della sua professionalità e del suo indiscutibile talento, una missione! Basta leggerla e capire l'energia positiva che la muove e basta vederla in video per capire che non le mancano le doti dei grandi. Mi creda e creda in se stessa: si batta per avere accesso a quei mezzi che, troppo spesso, sono in mani e teste sbagliate. Abbiamo bisogno di gente come lei!
Con stima.