giovedì 10 marzo 2016

IL LAIPAD COME PAPA' - 1/1

IL LAIPAD COME PAPA’

di Chiara Lico


Voglio il Laipad.
Ho lasciato indizi ovunque per Babbo Natale: dentro alla scatola di biscotti a casa della zia, sotto al cuscino del letto d’ospedale della nonna, dentro al Bimby che mamma s’è fatta regalare per l’anniversario di nozze di quattro anni fa. “Adesso ti imposto come si deve”, aveva sussurrato con gli occhi fissi sul cestello sigillato e immacolato. “E vediamo se qua dentro almeno tu fai quello che ti dico”, aveva sospirato. Il Bimby non è più sigillato ma è ancora immacolato, la sua obbedienza non ha partorito neanche un ciambellone.
In effetti lo dovevo capire subito che il Bimby non era una buona idea per la caccia al tesoro. Non c’è neanche la ricetta di una torta in giro per casa nostra. In compenso abbiamo almeno un centinaio di coupon per massaggi viso e corpo calamitati sul frigorifero. E mamma li userà tutti, uno per uno.
È una certezza mamma mia, mica come quelle che ti dicono Faremo e poi non mantengono.
Lei non promette e non mantiene e così, dice “Accresce la nostra autostima”.

 “Figurati poi se Babbo Natale si mette a fare la caccia al tesoro”,  mi ha detto Genny. In effetti, abituato com’è ad avere tutta la pappa scodellata: te’, arance, biscotti e panettone. Da quelli come noi, poi, panettone “solo milanese”, dice sempre la mamma. Non lo so perché, ma pare che quelli come noi prendano la scossa se comprano il panettone del super. Ogni anno la stessa recita: il 24 mattina suonano alla porta ed è il corriere che ci porta il panettone: è basso e prima di mangiare lo mettiamo al forno. Al momento di tuffarcisi sopra sono tutti composti, poi si scatenano. Io li osservo uno per uno, poi al mio tre scatta la scommessa che vinco sempre: “Questo sì che è il vero panettone, altro che”. L’altro anno lo ha detto per prima la prozia Clotilde, l’anno prima si è aggiudicata il trionfo Guendi, che ha pure aggiunto: “Quelli commerciali per carità – ha scosso la mano schifata e poi ha ripetuto con ricarica di slancio – per carità”.
Comunque, tornando a me, io voglio il Laipad.
E ce la sto mettendo tutta per meritarlo. Anche la maestra lo ha detto: “Michelino va meglio, ma c’è ancora da lavorare”. Questo non mi è tanto piaciuto perché il fatto che io non abbia più tirato i capelli alle femmine e dato spintoni ai maschi non è roba da poco. Doveva essere più generosa, visto pure che siamo a Natale. Non ho neanche più portato a scuola lo spago per legarlo tra la gamba della sua sedia e la cattedra. Non sono cose da poco per quelli come me, anche considerato chi è mio padre che ha un onore da difendere. Certo, ha portato il gesso per un mese, ma mica è colpa mia se s’è fatta una frattura scomposta alla spalla. Se è vecchia, è vecchia.
Io voglio il Laipad come papà.
Perché voglio fare come lui ed essere come lui. Che la sera si siede sul divano e prima cosa prende il Laipad in mano. Con il dito scorre sullo schermo e secondo me entra dentro mondi fantastici. Se no non si spiega. Non parla con nessuno, non rivolge la parola alla mamma, non ci chiede niente a me e a Sofi.
Dove lo porta questo Laipad. Devo saperlo e per questo lo voglio.
L’altro giorno sono venuti pure certi amici suoi a casa nostra. Io non li avevo mai visti, però non è che erano tanto simpatici.
“Signorino buonasera”, mi hanno detto appena sono entrati. Ma non mi hanno neanche chiesto come mi chiamavo. Parlavano a bassa voce e avevano un sacco di cellulari a testa. Anche papà ne ha quattro, certo. Uno per lavoro, uno per l’azienda, uno per il tempo libero e uno per il privato.
“Ma che cos’è il privato?” gli ho chiesto un giorno.
Risposta, “Adesso è presto, vai a giocare”.
Certe volte papà risponde una cosa per un’altra ma io lo capisco: con tutto il lavoro mia ha tempo di stare lì a ridere e scherzare. “D’altra parte se abbiamo la Jaguar un motivo ci sarà”, ha detto mamma.
Ma che c’entra, voi lo capite?
Io voglio il Laipad perché quando vado in vacanza voglio fare come papà: che sdraia sotto all’ombrellone e non si accorge di quello che gli capita attorno. E quello è relax, dice.
Tutti pensano che non sia bello per niente come modo di fare, invece io ho capito che lui sta un pezzo avanti. Perché con il Laipad in mano entra in questi mondi magici e può distrarsi. Come quando viene alle mie partite di rugby. E’ vero che non vede niente, neanche uno scambio, sempre la testa sul Laipad ma io lo so perché: perché è troppo teso.  Mica è facile vedere il proprio figlio che gioca e che magari rischia anche di prenderle. E poi a dirla tutta anche quei genitori che stanno lì, attaccati alla rete, che urlano.
No, meglio papà. Che chi lo vede dice che se ne frega altamente ma forse sotto sotto sta teso come una corda di violino.
Anche perché di cose brutte ne succedono eccome.
Ieri per esempio a scuola parlottavano tutti e mi guardavano.
“Il padre, il padre”, si sentiva.
Solo Genny mi è venuto vicino: “L’hai visto il telegiornale?”
Noi a casa nostra non lo vediamo  perché appena comincia e parte la sigla lui ci dice: “Spegnete la tv, solo chiacchiere”.
“Hanno parlato di tuo padre”.
Io voglio il Laipad a tutti i costi e non quello che si vede nella pubblicità dei regali di Natale, che è un Laipad per bambini.
Io voglio il Laipad vero perché voglio essere come papà.
Che è elegante quando ci va in giro, lo tiene in mano lungo la gamba destra, mentre con la sinistra ogni tanto si tocca il cuore. Sembra, invece si tocca il cellulare numero due che sta nel taschino interno della giacca. Il tre ce lo ha nella tasca destra dei pantaloni, l’uno in quella posteriore e il quattro incastrato nella fodera del Laipad, che gliel’ha regalata mamma: “Seicento euro, ti piace? E’ di pelle”.
“Bella”, aveva risposto papà. E mamma aveva sorriso perché pensava che dicesse a lei. Invece io lo avevo capito subito che pensava alla fodera.
Dico Laipad perché è una delle prime parole che ho ascoltato e l’ho imparata male. Ma adesso mi ci sono affezionato e non la mollo più.
Quella che mi segue perché sono dislessico dice che non è grave e ripete  “Il bambino va solo seguito un po’ di più”.
Babbo Natale, vedi di portarmi il Laipad perché se no ti strozzo le renne e gli lego le gambe.
Portami il Laipad, lo voglio. Perché così posso parlare con mio padre, ho imparato a mandare le mail.

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