lunedì 12 gennaio 2015

CHARLIE HEBDO E L'ITALIA SI RISCOPRE AMICA DI SATIRA E VIGNETTE


“Che guerra è, una guerra alle matite”?
Muovo il cursore verso il basso, sposto il mouse alla ricerca di almeno un’altra frase, in questa mail. Invece no, dopo il punto interrogativo, a capo ci sono i saluti, affettuosi e sinceri.
Mentre ovunque mi risuona intorno la protesta di Parigi, il suo popolo in piazza con le matite in alto. Giro lo sguardo, lo riporto sul monitor. Una mail caduta tra capo e collo. Che mi disturba perché mi porta a riflettere mentre in realtà io stavo facendo altro.
Precisamente stavo cercando. Sì, esatto, cercando.
E adesso devo ricominciare da dove sono stata interrotta.
Comunque. Giacché ci sono, mi fermo un momento sulla mail. Per poco, però. Perché devo cercare.
Guardo la firma  in calce alla mail. E’ di Dino Aloi – ideatore e fondatore - insieme ad Alessandro “Palex” Prevosto e a Marco de Angelis del mensile online di satira sociale Buduàr.it. nato nel 2012 e che oggi vanta disegnatori e fumettisti da tutto il mondo.
Incontrati tutti e tre un mese fa. L’idea: realizzare un servizio per il telegiornale sul ruolo del disegnatore/vignettista satirico in Italia. Non l’avessi mai fatto. Tanto per cominciare scopro che il disegno è  definito (quindi considerato) la nona arte. E già qui. Poi realizzo che all’estero non c’è differenza tra satira e umorismo. E che se la satira è sociale è anche politica, tanto che si parla di editorial cartoon. Ma guarda un po’. E pensare che qui satira e umorismo nascono nel 1848.  
Volume alto, la televisione mi riporta al presente. Parla il primo ministro italiano, parla il presidente italiano, parla il ministro degli esteri italiano, parla il ministro degli interni italiano. Solidarietà che va e che viene. Siamo tutti francesi. Intanto i francesi veri sono in piazza. E si organizzano per occupare le strade anche quelli che abitano a Roma.
Penso Che strano, non conosco nessuno che compra in edicola un giornale satirico.
Malfidata che non sono altro, così non va bene. Sento che mi sto distraendo, non c’è niente da fare. Sto divagando, e questo non è bello. Mi sono data un obiettivo: cercare e trovare. Mi sforzo ma niente, è tutto inutile. Eppure ero convinta di avere buona memoria, io.  
Ritorno a un mese fa. Alla mia idea di raccontare le frontiere del disegno, meglio se sgradite. “Noi che disegnamo per raccontare la realtà la interpretiamo e la esasperiamo”. Mi rivedo davanti Fabio Sironi: uno che oltre ad aver girato il mondo con Ettore Mo e averlo raccontato per immagini, con i suoi disegni ha anche documentato  - prima esperienza in Italia - il processo di Cogne, vietato alle telecamere e ai fotografi. Oggi anche lui collabora con Buduàr. Perché Buduàr? “Nostalgia del Salone dell’Umorismo. Quindi salotto, divano. Ma anche postribolo”. Palex sorride. Poi si fa serio: “Lasciamo le vignette nella lingua in cui ci arrivano. Non traduciamo mai i nostri collaboratori.” E neanche li archiviano, se è per questo. “Una vignetta di Giorgio Cavallo di trent’anni fa che racconta della spazzatura la pubblichiamo ancora oggi”, specifica Dino Aloi.  
Mi alzo, cerco di ritrovare la concentrazione, ma niente. Mi chiedo se quello che cerco c’è. Se esiste, se è contemplato in natura o se l’ho sognato.
Oggi si contano dodici morti ammazzati mentre erano a lavoro. Il nostro paese raccontato è sconvolto e angosciato per l’attentato a Charlie Hebdo.
Perché adesso sa che chi è morto è stato ucciso per raccontare “con lo strumento della satira, impugnando una matita”.
Il nostro paese reale, invece?
Buduàr.it è nato online perché su carta e in edicola non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere, in Italia.
Riprendo una vignetta di Marco De Angelis,  “Olimpiadi di Roma”. C’è un podio e al primo posto c’è un carabiniere che tiene ammanettati due malviventi. Sorrido. 
Adesso basta davvero pensare. E’ da dieci ore che non faccio altro che distrarmi.
Ora spengo tutto, chiudo tv, radio, giornali online. Abbasso anche le tapparelle. Devo concentrarmi e cercare.
Cercare di ricordare,  ovvio. 
Qual è stata l’ultima vignetta satirica sulla religione pubblicata in Italia. Sì, in questa Italia. In quella che oggi grida al rischio bavaglio per la stampa, per la libertà e per l’espressione.
Ma forse sono davvero malfidata, chi lo pensa ha ragione. Perché noi siamo intelligenti. E furbi. Soprattutto furbi, è il marchio di qualità. Quindi  potrebbe pure essere che giochiamo a ribasso per non far correre rischi a nessuno.
O no?
Certo, il fatto che i nostri migliori disegnatori, vignettisti, fumettisti, satirici, umoristi, vendano tutta la loro arte all’estero e che sempre all’estero vincano premi su premi qualche dubbio lo fa sorgere. Ma poi passa, basta abbassare tirare le tendine, chiudere gli scuri, abbassare le tapparelle. 
Dubbio? Tapparella.
Perplessità? Tendina.
Dilemma? Scuri.
D’altra parte con tutta questa solidarietà che ci avanza siamo o no anime candide?
Eppure non mi rassegno: continuerò a cercare ed entro oggi troverò l’ultima vignetta satirica che è stata pubblicata in Italia sui Papi, su Gesù Cristo, sugli ebrei.
Tapparella.


p.s. Vedi il servizio su Buduar.it

1 commento:

Unknown ha detto...

Letto piu' volte il tuo articolo. Perche' nrl frattempo ho rovista in soffitta e garage alla ricerca di "Cuore".